L’anno scorso “Il Grillo Viaggiante” ha salutato l’arrivo del nuovo anno con una ampia raccolta di aforismi di viaggio.
Cambiamo per l’inizio del 2023 leggermente il focus e ci dedichiamo a scoprire l’idea e il senso del viaggio nelle teorie dei filosofi. E i principali luoghi dove essi hanno vissuto.
Speriamo che ci siano di ispirazione e che ci regalino di nuovo il grande amore per il viaggio, senza paure, senza confini chiusi, senza virus volatili, senza più emozioni ingabbiate o idee bandite.
Liberi di andare, di scoprire, di arricchirci, di contaminarci, perché ogni viaggio è un profondo cammino psicologico e di conoscenza, del mondo e di noi stessi.
Auguri di buon viaggio e di buon anno a tutti voi lettori.

Il primo viaggio
La prima vera testimonianza di viaggio di cui abbiamo conoscenza non è quella di un filosofo greco ma di un eroe leggendario, Ulisse, che ci mette vari anni a tornare a casa, a Itaca, dopo la guerra di Troia. Naviga mari sconosciuti, tempeste, incontra pericoli, avventure, tentazioni e soddisfa la sua voglia innata di conoscenza e di prove: i compagni trasformati in porci lo rendono consapevole della brutalità dell’istinto, l’incontro col ciclope Polifemo stimola la sua intelligenza, quello con le sirene e con Calypso gli fa conoscere gli abissi della sensualità. Finché si placa soltanto col ritorno nel luogo natale nell’isola delle origini, della famiglia e del recupero della memoria. Un’ Odissea necessaria e bellissima, che scava dentro il bisogno innato di curiosità dell’uomo.
La filosofia greca e la ricerca dell’Archè
In fondo tutti i filosofi presocratici si concentrarono sulla stessa indagine: da dove viene il mondo, come è stato creato, dove va, cosa lo determina? E io particella millesimale di questo universo chi sono, da dove vengo e dove vado?
Il loro pensiero, la loro dottrina, diventa spesso un viaggio alla ricerca di questa fonte, di questo inizio, di questa scintilla creatrice, identificata quasi sempre in fenomeni naturali, spaziali o logici: l’acqua, l’aria, l’infinito, l’atomo, il numero. Il mare Egeo fu quello degli dei, dei miti ma anche delle idee.
La filosofia nasceva sulle spiagge, all’ombra di templi e ulivi, nelle isole come Samos, da cui parte l’esperienza di purezza e – pare – anche di dieta vegetariana di Pitagora, come la ricerca del piacere di Epicuro. Nelle cittadine situate sulla attuale costa della Turchia, quella di Mileto, luogo natale di Talete, Anassimene e Anassimandro, e quella di Efeso, luogo natale di Eraclito e della filosofia del panta rei, del tutto scorre, tutto diviene, tutto si trasforma. Nelle agorà e negli oracoli, più avanti ai piedi del Partenone (ad Atene nacquero Socrate e Platone) o sopra le cinque dita della Penisola Calcidica, a Stagira (città natale di Aristotele).
Tra i pensatori più antichi si ricorda anche Solone che viaggiava moltissimo, curioso ed instancabile, per conoscere i costumi e le istituzioni di altri popoli.
Comincia comunque assolutamente qui il grande viaggio di esplorazione, di inquietudine e di riflessione della mente umana. L’amore per la sapienza: ecco il significato della parola filosofia, coniato probabilmente per la prima volta da Pitagora impegnato nelle sue speculazioni nella verde isoletta del Dodecanneso. Viaggiare in Grecia serve proprio a ricercarle e a risentirle queste origini.


I greci in Italia
La Magna Grecia è un fenomeno storico e culturale legato al viaggio, alla scoperta di nuovi territori dove diffondere gli usi e i costumi, la lingua e i commerci, i credi religiosi e filosofici originali. Si va per mare, si fondano colonie, si cambia vita, si inventa il futuro.
Empedocle nasce ad Agrigento, una delle colonie greche più importanti della Sicilia e nella Valle dei Templi spiega la sua visione del mondo naturalistico, del legame tra sensi e intelletto e delle forze opposte dell’amore e dell’odio ai suoi discepoli. Fino a che si butta in un vulcano che erutta solo i suoi calzari d’argento.
Risalendo la penisola incontriamo Crotone e le rovine conservate nel suo Museo archeologico, provenienti dai luoghi dove Pitagora fondò una scuola aristocratica che diede un grande sviluppo anche ad altre scienze. Pitagora infatti aveva viaggiato tantissimo, scoprendo la geometria tra gli Egizi, la matematica tra i Fenici, l’astronomia tra i Caldei, il mondo occulto tra i persiani e quello dell’interpretazione dei sogni tra gli Ebrei. Pitagora credeva anche nel viaggio più misterioso, quello dopo la morte, la trasmigrazione delle anime.
Parmenide, il fondatore della logica, vive nella campana Ascea e nel poema “Sulla Natura” racconta il suo immaginario viaggio in cielo alla ricerca della verità e dell’Archè, il principio di tutte le cose. La sua meta, trasportato da cavalle alate, è la casa della dea della giustizia.
Socrate e Platone
Il maestro del dialogo e della maieutica amava viaggiare molto nella mente degli uomini, tra le piazze di Atene, raccontando che la vera sapienza risiedesse nel sapere di non sapere, nell’accettare i propri limiti umani e di essere capaci di manifestare sempre il dubbio. Mentre il filosofo più geniale e più politico di tutti si mette in viaggio, letteralmente, dopo la morte del maestro Socrate e raggiunge tra gli altri paesi l’Egitto, ritenuto la fonte del sapere, e per ben tre volte Siracusa in Sicilia dove provò a educare il tiranno Dionisio all’idea filosofica del bene e del giusto. Ci spese una vita intera Platone coi suoi viaggi a convincere il lontano governante di Siracusa che la politica dovesse essere retta dai principi retti della filosofia.
Inoltre dobbiamo più di tutti a Platone il mito di Atlantide, la città stato ideale e sommersa. Fino a quando i suoi abitanti non cedono ai vizi e al lusso e sono così puniti dal più devastante maremoto della storia. Nell’immaginario di tutti quella città è stata identificato sotto l’enorme caldera vulcanica che oggi si presenta ancora nel profondo mare di Santorini.


La filosofia romana
Nella grande e splendida età di Roma la filosofia acquista un carattere meno speculativo e più pratico e politico, indicando in estrema sintesi un ideale di vita per l’individuo e la società. A Roma la filosofia entrò per importazione, dopo la conquista della Grecia. Per alcuni come Catone il Censore quelle forme di pensiero erano una minaccia, per altri come Orazio una ricchezza.
Cicerone semplicemente conscio del suo valore, della sua influenza la rielabora e la divulga, con pochissimi elementi originali, arricchendo con essa il suo eloquio e lasciando al cittadino la capacità del giudizio finale, del viaggio in altre forme di sapere e di cultura. Molto vicino ai greci, per il suo non voler temere gli dei, per la sua concezione atomistica del mondo fu il Lucrezio del “De rerum Natura”. Seneca nativo di Cordova in Andalusia nelle “Lettere morali” è uno dei pochi che in fondo nega dei poteri al viaggio: per lui non sviluppa la personalità, non solleva dai tormenti, dai dissidi interiori, dalle zone d’ombra. Il grande conflitto irrisolto di Seneca fu l’educazione alla clemenza di Nerone, ovvero all’importanza di usare con prudenza e moderazione il suo potere. La missione obiettivamente fallì, coi suoi stoici principi morali, da qui la sua congiura contro l’imperatore e il suo suicidio. L’ultimo dei pensatori romani degno di nome fu Marco Aurelio, impegnato nel dialogo con se stesso convinto che la felicità risiedesse nel singolo individuo. Plutarco, greco di Beozia, amava in egual misura la ragione e la religione in “Vite parallele” compie e cerca la sintesi tra cultura greca e romana, il migliore esempio per lui di un grande modello umano e civile.
Nel Medioevo
Sono tanti i filosofi, i religiosi e gli intellettuali che viaggiavano nell’età di mezzo, per raggiungere università corti, conventi, dove apprendere o insegnare il sapere. Giordano Bruno, ritratto per sempre nella famosa statua di Campo de’ Fiori nel centro più pittoresco di Roma, la stessa dove fu condannato al rogo, viaggiava per sfuggire alle accuse di eresia e per trovare un posto dove insegnare, Montaigne per trovare in Italia un posto dove curarsi per i suoi continui calcoli ai reni, il frate domenicano Tommaso d’Aquino lasciava il piccolo borgo ciociaro per scoprire l’Europa per terra e per mare, per avvicinare la filosofia araba ed elaborare i principi razionali della filosofia Scolastica, Agostino di Ippona (località nella moderna Algeria) da Viator percorreva il mondo, soprattutto l’Africa, per arrivare alla felicità definitiva con la scoperta della dottrina cristiana, ritenuta da lui l’unica forma di conoscenza salvifica. Mentre Machiavelli scriveva “Il Principe” a San Casciano Val di Pesa, poco a sud di Firenze, tracciando la strada politica e filosofica ai grandi signori del Rinascimento.


Dal 1600 al 1800
Pensieri e città europee sono quelle dove scorre la filosofia nelle età del Barocco, dell’Illuminismo e del Romanticismo. Leibniz viaggia ovunque nel vecchio continente, partendo dalla sua Lipsia, per scoprire le tracce del passato: fu mente universale proprio perché conosceva molti paesi, fu ottimista e solare proprio perché contaminato dal mondo, fu libero di pensiero proprio perché capace di respirare tutta la libertà del viaggio. Più tradizionale l’indagine filosofica di Spinoza, molto incentrata sul potere di Dio, più umanistica quella del francese Decartes, che col suo motto cogito ergo sum manifesta la fiducia nel libero pensiero e nel libero arbitrio, dubbi inclusi. Entrambi riflettono tra i canali di Amsterdam. Mentre in Inghilterra Hobbes ragiona sullo Stato come un Leviatano, un mostro biblico e sull’uomo egoista e incentrato di sé, lupo tra altri uomini, Locke apre la strada all’empirismo e Newton fa i suoi esperimenti che lo portano alla legge della gravitazione universale nella campagna inglese, dove una mela gli cade proprio sulla testa mentre riposa sotto un albero!
Rousseau era uno spirito libero e inquieto, fra i più affascinanti di sempre. Si muoveva spesso da Ginevra, era addirittura definito il viaggiatore perpetuo, amante della vita ambulante, degli spostamenti come bisogni, delle fughe sempre necessarie, quasi compulsive. Per lui, fondatore discusso del mito del buon selvaggio, la natura veniva sempre prima della società, lasciava l’uomo incorrotto e capace di provare meraviglia, sottoposto a nessuna logica di profitto e potere.
Kirkegaard ci lascia la sua visione esistenzialista e piuttosto angosciosa della vita divisa dagli stadi estetici-etici-religiosi che conducono o al fallimento o a dio, non muovendosi quasi mai da Copenaghen. Anche il prussiano Kant, sempre sospeso tra ragione ed esperienza, si muoveva poco, faceva quasi sempre la stessa passeggiata rituale a Konigsberg (attuale città di Kaliningrad, nella Russia vicino alla Polonia). Per lui l’Illuminismo significò l’uscita dell’uomo dal suo stato di minorità e quindi la possibilità di indagare a fondo, tramite la critica della ragion pura i limiti della ragione umana (cosa posso sapere?), tramite la critica della ragion pratica i limiti dell’agire umano (cosa posso fare?) e tramite la critica del giudizio i limiti dei sentimenti umani (cosa posso sperare?). Tedeschi di Jena (ex Germanie Est) e di Leonberg, vicino Stoccarda, anche Fichte che credeva nell’infinità e libertà dell’Io e Schelling che credeva nell’identità tra Spirito e Natura. Sempre tedeschi, stavolta delle metropoli di Francoforte e di Berlino anche Schopenhauer (benchè nato a Danzica, in Polonia) e Hegel (nato però a Stoccarda).
Il primo interpretò il mondo alla maniera di Kant, dividendolo tra rappresentazione (i fenomeni che sono apparenza e illusione, gli oggetti dell’esperienza sensibile, i volti superficiali delle cose) e volontà (i noumeni, le cosè in sé, sono inconoscibili all’intelletto umano, celate dietro il velo di Maja e causano una insaziabile e incessante ricerca che si risolve in vacuo desiderio e angoscia del limite e del vuoto). Il secondo fu colui che assegnò allo Spirito la consapevolezza di essere l’Assoluto, la Ragione, l’Idea, Dio e quindi il suo viaggio di indagine filosofica fu tutto nell’ambito di questa fenomenologia.


Il pensiero viandante di Nietzsche
In varie pagine del suo diario il filosofo esprimeva la profonda esigenza di girare il mondo in modo assolutamente semplice: “campare alla giornata, affidandosi alla fortuna, avere un paio di avventure… è una cosa stupenda”. Come scrive nell’opera “La Gaia Scienza” l’uomo è come un vascello che naviga per i mari e in questi mari conosce meglio se stesso e gli altri, aumenta le sue relazioni: “C’è ancora un altro mondo da scoprire – e più d’uno! Alle navi, filosofi”. Siamo agli antipodi dello stoicismo di Seneca, siamo al filosofo che nel viaggio intravede una possibilità di luce nelle profondità e nelle possibilità di conoscenze umane. E il cambiamento per lui può aprire nuove porte e soluzioni.
Nietsche concepisce il mito e l’avvento del Superuomo nella bellezza del paesaggio svizzero vicino Basilea, tra boschi e montagne, fiumi e ghiacciai. Sempre durante un viaggio, quello a Torino nel 1889, seguito agli amati pellegrinaggi italiani tra Liguria, Lago di Garda, Venezia e Sorrento, il filosofo scopre le ombre della follia. Muore nell’amata Weimar in Germania. Amata la Germania anche da Heidegger, specie la pace e il silenzio della Foresta Nera.
Gli altri luoghi della moderna filosofia europea
Molto grato alla Svizzera fu anche Thomas Mann che vicino Zurigo visse e scrisse.
Sicuramente da ricordare la Londra di Karl Marx dove il filosofo tedesco abitò per quarant’anni, scrivendo “Il capitale” nel quartiere operaio di Dean Street, divenuto oggi per contrappasso un luogo da miliardari.
Poco lontano, in una lussuosa villa con parco, nella campagna del Kent ecco il luogo preferito del padre della teoria evoluzionista, Charles Darwin.
La psicanalisi di Freud e Jung vede ancora il mondo teutonico protagonista con l’Austria e la Svizzera luoghi natali dei due più profondi conoscitori dell’Io moderno.
Per Freud, di formazione medica, i processi psichici inconsci esercitano influssi determinanti sul pensiero, sul comportamento umano e sulle interazioni tra individui e grande valore viene dato alle figure dell’Es, derivante dalla sfera del subconscio istintivo, delle pulsioni sessuali, dell’interpretazione dei sogni dell’Io, ovvero la parte emersa e cosciente e del Super-Io frutto della civilizzazione umana.
Per Jung esiste un inconscio collettivo basato su archetipi comuni e una passione enorme che lo porta a scoprire tante altre discipline, dalla fisica allo sciamanesimo, dalla storia delle religioni fino all’esoterismo, l’alchimia, l’astrologia e l’ufologia.
I giorni nostri
Per Gadamer il filosofo tedesco dell’ermeneutica tutto deriva dalla interpretazione scientifica dei testi. La sua sintesi è che il presente è frutto degli effetti passati, del percorso, del viaggio compiuto dall’uomo nella storia. Anche l’austriaco Wittgenstein vede la filosofia come l’analisi del linguaggio, mentre il francese Focault che appoggiò i moti studenteschi del ’68 come le rivolte dei giovani tunisini nei suoi viaggi africani la elesse a forma di ribellione contro il vero nemico che era il potere costituito.
Il filosofo francese Onfray nato nel 1959 torna in un certo senso alle prime domande dei greci (sempre loro…) chiedendosi: “alla fine del viaggio cosa ho appreso di me?”. Riconosce al viaggio la caratteristica essenziale della formazione e distingue come tra Abele e Caino, l’esistenza di due tipologie di uomini, quella dell’agricoltore sedentario e quella del pastore nomade: chi preferisce l’indolenza e la sicurezza e chi l’irrequietezza e l’incertezza. Un po’ la stessa differenza che separa i turisti dai viaggiatori.
Cosa è quindi ognuno di noi? Quanto vuole crescere, provare, cambiare? Chi è disposto a tornare a casa almeno un po’ diverso da come vi è partito? Magari più saggio perché privo di dogmi, di dottrine, di certezze, e invece aperto alle possibilità, alle culture, alle differenze, alle varietà?
Per Onfray ogni essere umano che viaggia è attratto da un luogo, da una parte di mondo particolare, che esercita su di lui quella che il filosofo chiama una specie di “chiamata naturale”.
Che paese vi ha chiamato, che luogo avete in fondo al cuore?
L’augurio è di scoprirlo nel 2023.




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