
I colori in India rappresentano una sorta di pagina, anzi di libro, di una storia tutta popolare.
Quando si viaggia per il paese si notano ovunque, nei vestiti, nei mercati, dipinti sui visi delle persone e degli animali, mescolati come la tavolozza di un pittore nei piatti tipici della gastronomia. Colori presenti nei gioielli, nei monili, nelle feste folkloristiche o in quelle religiose e politiche. Colori per esprimere un sentimento, una speranza, una fede che viene sempre dal profondo. Colori che partecipano, anche loro, a una particolare visione tutta filosofica e tutta mistica della vita, ognuno con un suo significato, un suo mistero, una chiave di lettura simbolica tutta da scoprire.
I colori, il mondo dei colori, è parte indissolubile del folklore indiano, della coscienza indiana.


Per una mappa dei colori
Il rosso è un colore altamente simbolico durante l’Holi Festival, è un segnale di buon augurio e buona fortuna, si utilizza molto durante i matrimoni e le nascite, caratterizza tutte le feste. Le spose indossano gioielli e sari rossi, si cospargono i capelli di polvere rossa. Il rosso che indica la prosperità, l’abbondanza di beni materiali, la fertilità, degli esseri umani ma anche dei raccolti. Il rosso che riporta alla Madre Terra, all’argilla di cui è ricoperto questo grande paese. Il rosso che comunica energia positiva, sensualità, passione. Il rosso usato anche come protezione dal male e dalle tenebre, per questo i corpi messi a bruciare sulle pire in riva al Gange sono quasi sempre avvolti in mantelli rossi.
Il blu è il colore del cielo e dello spirito, il colore delle profondità dell’anima (le azzurre lontananze del poeta romantico tedesco Novalis hanno forse un’origine simbolica indiana?), uno dei colori primari con cui si rappresenta la natura, soprattutto la natura acquatica, quella di cui l’India è piena: oceano, fiumi, laghi, paludi, monsoni, tempeste, inondazioni. E’ un simbolo di vita, di potenza. Riferito alle divinità si rappresentano in blu quelle più coraggiose e determinate, come Krishna, che proteggono sempre l’uomo.
Il giallo è ottenuto soprattutto dalla curcuma, una spezia molto usata in tutta l’India per i suoi poteri benefici e curanti. Il giallo è il colore della felicità e dell’allegria, allo stesso tempo della pace, della meditazione, della guarigione. Simboleggia anche la conoscenza. Per questo l’abito di Visnù è giallo, per questo le spose prima del matrimonio vengono cosparse di giallo perché siano poi fertili, per questo durante l’Holi il giallo è molto usato a protezione delle malattie.
Il verde è simile al blu per i richiami alla natura (piante, prati, foresta, giungla), serve per celebrare la massima manifestazione degli dei. Mentre è simile al giallo per l’idea di pace e felicità che trasmette. Giallo e verde insieme rappresentano quindi i nuovi inizi, la stagione del raccolto, la primavera, che risveglia anche la mente.
Il bianco in India è sinonimo di purezza, di serenità e di pulizia, è usato anche per simboleggiare la saggezza e la conoscenza (spesso gli abiti delle principali divinità hanno un tocco di bianco) e siccome significa l’assenza di colore e di distacco dalla vita e dalle passioni è usato come colore preferito nei funerali. Molto diffuso nell’Holi del sud indiano, dove si cerca di più la spiritualità.
Il nero è un colore un po’ ambiguo, nel senso che rappresenta sia il male che la protezione dal male. Colore della rabbia, del mistero, delle tenebre più oscure, ma anche un colore che allontana le sfortune, da qui l’usanza di dipingere un puntino nero sulla fronte dei bambini o di indossare una fascia nera per cingersi la testa durante i giorni dell’Holi, in modo da tenere lontane tutte le cose negative.
Infine l’arancione, con tonalità di zafferano: questo è il colore del fuoco, della purezza, molto usato in ambito mistico e religioso. Dai santoni, dai bramini, dal popolo nelle feste per celebrare gli dei, dagli asceti alla Siddharta che hanno imparato a rinunciare ai richiami del mondo. E’ il colore che simboleggia la ricerca della luce e per i sikh è quello da sempre preferito in battaglia.



La più celebre Festa dei colori, l’Holi Festival
Non esiste al mondo un evento o un momento più colorato di questo, un inno alla gioia e alla spensieratezza che pervade tutta l’India ogni anno in coincidenza con la prima luna piena di marzo.
La stagione della primavera, quella verde e mite, della rinascita, degli attesi raccolti non è casuale perché l’Holi sta a simboleggiare soprattutto la rinascita interiore dell’uomo. E sappiamo di come in India il tema della rinascita sia da sempre molto sentito, festeggiato e partecipato.
Chi riesce a viaggiare in India in queste date variabili verrà a contatto con la festa spirituale e folkloristica più famosa del paese. Le grandi protagoniste dei due intensi giorni dell’Holi sono una miriade di polveri sottili e colorate che miste ad acqua volano magicamente nell’aria e si posano sui visi, i capi e i vestiti dei fedeli e dei turisti. Gli innamorati si colorano la faccia a vicenda. Il mondo tutto intorno cambia appunto forma, tonalità, si colora tutto, a scacciare le difficoltà quotidiane della vita, i dispiaceri subiti, i dolori affrontati come le semplici malinconie. Non c’è spazio per la tristezza, l’Holi Festival diventa un trionfo di rinascita e leggerezza.
Anche il suo inizio è molto simbolico perché si accende ovunque, nei templi e nelle giungle, nelle metropoli, sui fiumi o nei piccoli villaggi, un gigantesco falò, una pira che serve a bruciare simbolicamente tutto il male. Tanti indiani si portano a casa o negli orti i resti dei tizzoni e di cenere convinti che porteranno fortuna per le loro vite e per i loro raccolti.
Le origini del falò (Holi è un termine indiano che significa proprio “bruciare”) richiamano un episodio leggendario, del giovane Prahlad, fedele più a Visnù che al padre tiranno, padrone del fuoco, che voleva con la complicità del demone Holika metterlo al rogo per vendetta. Ma con l’aiuto di Visnù sarà il ragazzo a bruciare il demone e a scacciare ogni forma di male.
L’uso allegro dei colori, di tonnellate di polveri ricavate da piante e spezie, estratti di fiori, petali e hennè, ricorda invece un allegro dispetto di Krishna alle ragazze che voleva corteggiare.
Come sempre il patrimonio del folklore, dei ricordi e degli dei in India è immenso e assai articolato.
Il contorno della Festa dei Colori (che devono essere delle tonalità più diverse proprio per festeggiare e accogliere le varie sfumature ed emozioni della vita!) è ovviamente basato sulla musica, sui canti, sul suono dei dhol, i tipici tamburi, sulle bancarelle di delizioso cibo speziato e piccante. Ma soprattutto a dominare l’evento che trasforma gli indiani in tanti arcobaleni è questa ricerca spasmodica della gioia e della leggerezza, nella consapevolezza che la vita va vissuta e che regala rinascite migliori.

I luoghi più tipici dell’Holi sono quelli dell’India del Nord, culla di Krishna (le città di Vrindavan e Mathusa) e quelli più famosi e turistici del Rajasthan, quindi le città di Delhi, Agra e Jaipur, ma anche nel sud del paese la festa dei colori è celebrata in modo molto sentito, seppure per i suoi risvolti più religiosi che folkloristici. La curiosità è che i colori indiani stanno cominciano a viaggiare nell’aria, sia negli altri paesi di religione induista come il Nepal, il Pakistan, il Bangladesh, lo Sri Lanka o Bali, sia verso occidente o nei paesi con forte presenza immigratoria indiana: in Germania per esempio esistono già eventi del genere. Anche se l’impatto indiano, la ricerca della spiritualità unita alla felicità, è difficilmente replicabile. Come avviene per le altre grandi feste e tradizioni folkloristiche, come la Festa delle Luci, la Parata degli Elefanti, la Danza della Tigre nel Kerala, la Fiera dei Cammelli nel Rajasthan o le abluzioni nel sacro Gange, l’Holi solo in India ha un valore così simbolico e catartico.


La speranza è che l’India conservi sempre il significato più autentico e vibrante di questa grande festa, allontanando con una preghiera, col rispetto dei colori e delle tradizioni più antiche del paese le possibili derive moderne (carri rumorosi con casse che sparano musica techno, rave party, uso eccessivo di alcool e cannabis, palpeggiamenti vari alle donne e alle turiste) che spesso nei grandi centri minacciano l’essenza dell’Holi. Meglio cercare un villaggio di campagna, un tempio sacro o la sponda di un fiume per questa esperienza indimenticabile.
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