
Un sogno più piccolo
Dubai, il clamore. Fujairah, l’intimità.
Dubai ma anche Abu Dhabi lo stupore, il giocattolo, la meraviglia tecnologica.
Fujairah, un rapporto più stretto con la storia e la cultura.
Dubai, l’esagerazione, Fujairah, la riservatezza.
Dubai e Abu Dhabi, il futuro toccato con mano. Fujairah, la storia accarezzata.
Gli altri Emirati Arabi perché devi andarci, Fujairah perché vuoi arrivarci.
Quasi ovunque nella regione più ricca del mondo deserti e grandi alberghi.
A Fujairah anche quelli, ma accompagnati dalla vista meravigliosa dei wadi o dei fortini solitari.
Insomma un viaggio diverso, sicuramente meno clamoroso e futurista delle emozioni provate sotto il centesimo grattacielo o dentro l’ennesimo parco di divertimento delle due vicine metropoli arabe, ma comunque un’esperienza da fare perché Fujairah rappresenta un vero tuffo nella natura e nella cultura.

La moschea e il fortino più antichi degli Emirati Arabi
Cominciamo dai titoli che nessuno può toglierle. Se gli altri Emirati sono cresciuti prima e a un ritmo davvero vertiginoso, se i petrodollari hanno creato a Dubai e Abu Dhabi un mondo quasi futuribile e virtuale, a Fujairah si sente molto di più il respiro della storia. La sua moschea del deserto è la più antica di tutta la regione, costruita con mattoni di fango, come fossimo a Timbuctù. E come alcuni luoghi africani, come l’avamposto nel deserto del Mali, produce echi di pellegrinaggi e carovane, di notti stellate e sabbie bollenti, di viaggiatori desiderosi di cogliere “l’altro”. Si chiama Al Bidya, si trova nell’omonima cittadina e pur essendo un luogo di grande fede musulmana ha un aspetto intimo, piccolo, senza minareto, senza tesori e a dispetto della “gelosia” di altre moschee arabe, accoglie lo straniero, lo fa entrare, si fa avvicinare e visitare. Non siamo certamente nelle esagerazioni della Mecca.
Stessi echi nel forte di Fujairah, che parla di assalti, di spedizioni, di incontri, di scambi tra tribù beduine che vi arrivavano a dorso di dromedario. Distrutto dagli inglesi e poi restaurato, oggi ci hanno costruito vicino un Heritage Village, per ricordare le case e i costumi del passato.
Un viaggio a Fujairah significa anche queste due visite, questi due salti all’indietro nel tempo. Affascinante e misterioso.
Arrampicarsi a Masafi

(Masafi, immagine presa da wikipedia)
E poi si arriva a questo villaggio sperduto tra i monti dove volano liberi i falchi, a questo luogo di passaggio di mille memorie, a questo vecchio incrocio di vie carovaniere: Masafi.
Un paese a metà tra Fujairah e l’altro Emirato di Ras al Khaimah, una terra di frontiera dove le genti si sono sempre incontrate per scambiarsi merci, spezie, pietre preziosi, tessuti, datteri e animali. Un posto nel mondo dove ti immagini che possa ancora cavalcare Lawrence d’Arabia, anche se lo storico archeologo inglese affascinato dal mondo arabo e pronto a guidare alcune rivolte di abitanti locali contro la dominazione ottomana a inizio ‘900 dimorò presso altre sabbie e altre regioni.
Però lo spirito e la magia di Masafi sono esattamente gli stessi.
Masafi è il suo sole forte, le montagne nude, qualche oasi.
Il colore del mercato, le sue voci, i suoi odori. La frutta, le lampade, il pellame, i tappeti.
Gli abitanti umili e insieme eleganti, consci del loro passato e dell’eredità da lasciare: la cultura del deserto, il folklore, le musiche, le danze, la falconeria, l’artigianato, i sapori di queste latitudini.
Il vento caldo della sera. L’eco dell’Oriente.
Una favola possibile.

(locandina dello storico film dove, Petr O’Toole impersona Lawrence d’Arabia, l’ufficiale inglese che di più capì le tribù beduine nei deserti arabi: “Gli arabi credono alle persone, non alle istituzioni”)
Il rito del falco
Fujairah è dunque un territorio di echi culturali e storici, ma anche di molti affascinanti volti naturalistici: i wadi sono dei letti asciutti di fiumi che si riempiono all’improvviso quando cadono le rare ma forti piogge, scorrendo così tra i canyon, tra le aride montagne Hajar, vicino a delle oasi che regalano un po’ di ombra, sollievo e ottimi datteri; all’improvviso si aprono viste su delle belle cascate, davvero insolite per questi paesi, non mancano giardini profumati vicino alla capitale e sorgenti termali sparse tra i monti. E poi lui, il falco, addestrato come negli altri Emirati ad attaccare abilmente la preda e a significare nel legame con l’uomo tutto l’incantesimo del deserto e di una prova di coraggio e volontà.
La falconeria si riflette anche nella letteratura e nella musica e lo sport e i falchi vengono celebrati in poesia, canzoni e storie.


Nel capoluogo
Come città del domani meglio Dubai, come divertimentificio anche. Poi Abu Dhabi. Molto dietro Fujairah che ha anche lei grattacieli, le luci, che comincia a crescere in altezza con la sua sky line moderna in mezzo alla polvere e davanti al mare ma che non ha molto da vedere se non le grandi petroliere nel porto o i cargo che esportano e importano ovini e bovini in tutti gli Emirati. Così dopo che hai visitato la grandiosa Moschea dello sceicco Zayed, bianca, con sei minareti, capace di ospitare 32.000 fedeli, te ne vai a una quarantina di chilometri a nord, a cercare le spiagge più belle.
Un tuffo a Snoopy Island

E un tuffo sicuramente ci vuole, per trovare refrigerio all’aria calda, al vento caldo, ai safari tra le montagne dell’interno, perché in fondo il vero relax finale Fujairah te lo regala in riva al mare, dove ti aspettano alberghi a cinque stelle, palazzoni lussuosi che offrono servizi di alto livello, gastronomie di tutti i tipi, spa sofisticate e panoramiche, lidi attrezzati, accoglienti, puliti.
In questo piccolo Emirato la vacanza al mare è meno artificiale e meno congestionata di quella a Dubai, d’altronde nella città-meraviglia vivono ormai tre milioni di persone, a Fujairah solo 150.000.
Facile quindi passare delle lunghe ore in silenzio sulla spiaggia più bella, quella di Al Aqah, facile anche raggiungere a nuoto l’isoletta di Snoopy e godersi una lunga seduta di sorprendente snorkeling tra i suoi scogli, i suoi fondali e le sue anse.
Ad aspettarci la sera, ci sarà sempre un elegante salone di un albergo col faccione dello sceicco locale in primo piano. A ricordarti dove sei, nei miracolosi Emirati del petrolio.

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