La perla del Mediterraneo
Lo sviluppo turistico della Tunisia è cominciato nella zona dell’isola di Djerba, studiata un po’ a tavolino, come la sorella Sharm sul Mar Rosso, per costruirvi hotel, villaggi turistici e attrazioni di vario tipo, favorite dal clima dolce e dalla presenza del mare cristallino, delle lunghe spiagge, delle dune di sabbia e delle oasi dove crescono palme da dattero e ulivi, agrumi e uva, melograni e fichi.

Dall’Italia e dalla Francia soprattutto, Djerba è stata invasa da sempre più turisti che a prezzi davvero competitivi hanno trovato tutto quello che cercavano, il sole e i bagni di mare da maggio a ottobre, ogni tipo di divertimento e la formula all inclusive dei resort. Sdraiati sui lettini, coccolati nelle spa e nelle grandi piscine, rilassati al fresco dei giardini, sedotti dai sapori della cucina berbera i turisti hanno permesso a Djerba di vivere in alcuni anni un bel boom economico, più di recente messo in crisi dai noti fenomeni della primavera araba e del covid.


C’è attesa per la rinascita di Djerba, per il ritorno al clima spensierato di tante belle vacanze, per la frequentazione dei lidi, delle discoteche, dei casinò, dei ristoranti tutti situati in questo lembo di terra collegata al continente africano da un ponte romano lungo 6 km, c’è la voglia di rivivere le brevi escursioni nel deserto in groppa a un cavallo o a un dromedario, per la scoperta eccitante dei suk e delle medine, delle tradizioni e del folklore tunisino.
Da Djerba al deserto
Secondo le cronache storiche l’isola di Djerba era quella dei Lotofagi conosciuti da Ulisse nell’Odissea e oggi il suo capoluogo Houmt Souk conserva oltre che un Museo delle tradizioni berbere e la fortezza araba anche gli inconfondibili Funduk, i grandi cortili circondati da case bianche arcuate dove si incontravano e alloggiavano i mercanti. Molto ricco chiaramente l’artigianato: le coperte realizzate come ai tempi di Annibale, i gioielli d’oro e d’argento, i lavori in pelle o ceramica.


Poco più a sud e verso ovest, all’interno, cominciano i grandi spazi tunisini, da vivere con un viaggio di un paio di giorni, quelli adatti per lambire gli orizzonti vergini del deserto, le dune e le notti stellate di Douz, il lago salato dove sorge la mitica città-mercato di Tozeur col suo infinito palmeto, le abitazioni grotta di Medaouine e Tataouine che sembrano un avamposto della legione straniera, le affascinanti oasi di montagna di Chebiba, Mides e Taberza, le acque sulfuree di Ksar Ghilane e poi solo, tanto, vuoto, immenso Sahara.

Mahdia che vive sul mare
Da Djerba si procede verso nord e si incontra un’altra importante zona turistica, quella di Monastir, che può essere tranquillamente la meta scelta per una seconda vacanza nel mare tunisino, avendo anch’essa come Djerba un aeroporto internazionale.
I retaggi romani come l’imponente anfiteatro di El Jem e le splendide rovine di Sbeitla, meta di un safari archeologico nel cuore del deserto centrale, precedono l’arrivo nell’azzurro incantato di Mahdia, una città-medina favolosa, tra le più tipiche della Tunisia, che vive di turismo, pesce, olive e seta.

Mahdia gode di lunghi litorali di spiagge, della presenza di attrezzati complessi turistici, di una robusta fortezza ottomana ma il suo fascino, la sua magia, è tutta nella città vecchia tra le mura, dove si succedono i mercati, le piazzette alberate coi caffè, le taverne all’aperto e poi si segue la via principale che in modo stupefacente disegna un percorso verso il promontorio, dove un poetico cimitero si ritrova in faccia al mare e al tramonto.
Bellissima passeggiata, davvero. Piena di storia, di luce e del profumo del mare.



Appena fuori la medina ecco le scene di vita quotidiana nel porto e le antiche rovine di una città punica a ricordarci che dopotutto noi italiani che viaggiamo volentieri per queste spiagge siamo tutti un po’ figli di Annibale!
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