La dolce vita di Biarritz
La prima volta che vidi Biarritz fu per una gita collegata a una vacanza nei Paesi Baschi e le analogie dettate dalla vista e dal gusto furono immediate: la Grande Plagedorata, l’immenso arenile che in estate si anima di turisti, surfisti e bagnanti che si proteggono dal sole e dal vento sotto le sue tipiche tende e strisce, mi ricordò subito la Playa de la Concha della vicina San Sebastiàn, così come i golosi pintxos a base di frutti di mare, spiedini di carne o pesce, fagioli, formaggi e peperoni mi fecero risentire il sapore delle stesse deliziose tapas spagnole della città basca.

La seconda volta a Biarritz fu per la scoperta della Francia atlantica, che mi avrebbe portato fino alla suggestiva Bretagna e alla cartolina di Moint Saint Michel in Normandia.
Quella volta Biarritz mi sembrò più somigliante alla portoghese Cascais, stesso luogo di villeggiatura d’elite, stessa passione di abitanti e sportivi per l’Oceano da tagliare con una tavola da surf, stesse frequentazioni della borghesia dorata nel Casinò in stile Art Decò.


In entrambe le occasioni i miei passi mi portarono inevitabilmente dalla panoramica piazza che guarda l’Oceano, Place Bellevue, al Port Vieux con l’ambito e ricercato tour dei bar che si compie tra le sue stradine, bevendo e mangiando vini e leccornie di gran gusto nei localini ricavati dalle crampottes, le ex casette dei pescatori. Come alternativa per le tapas francesi è da raccomandare il mercato Les Halles, una vera oasi per buongustai.
L’ultimo sguardo a Biarritz, entrando e poi uscendo per rigeneranti tuffi nel mare, fu alla chiesa di Sant’Eugenio, in stile romanico-bizantino e con belle vetrate, e poi lungo la costa per raggiungere il vecchio faro e la Roccia della Vergine dove i locali costruirono una statua della Madonna perché una volta una nave fu salvata dal mare in tempesta dalla vista di una luce che apparve su questo piccolo promontorio.
Tutta la luce e il vino di Bordeaux

Seguendo il profilo della costa atlantica si arriva a Bordeaux e la prima cosa che ti colpisce è la sua luce. Che proviene dall’immenso spazio del mare, dal cielo grande e chiaro, dalle pianure solcate dal fiume Garonne e dai suoi affluenti.
Bordeaux si trova proprio sul fiume e vicina all’Oceano, “ai bordi dell’acqua” come ben descrive il suo stesso nome.
Grazie all’acqua, alle vie d’acqua, ai porti sull’acqua, è stata sempre un importante centro commerciale e agricolo e nei suoi magazzini sono state stipate per anni migliaia di botti di eccellente vino, per alcuni intenditori il migliore di Francia, sacchi e sacchi di caffè, di spezie e di merci di ogni tipo. Che prendevano il mare o il fiume o che da essi arrivavano.
La luce, dicevamo. Presenta una forma morbida, netta, chiara e ampia, regala grandi o poetici orizzonti, si posa dolcemente sui ponti e sui campanili della città, sulle piazze, sui castelli, si riflette nelle fontane più belle e nei canali lungo i fiumi e accarezza i vigneti delle campagne vicine, per esempio quelle di Saint Emiliòn, un paesino di duemila anime che è un piccolo scrigno di tesori e di bontà.

Una breve vacanza a Bordeaux è sempre raccomandabile, sia che si abbia in testa di raggiungere la Bretagna dal sud del paese via auto, sia se si volesse optare per un week end in una terra piena di storia, cultura e ottima uva.
La Città Vecchia di Bordeaux è patrimonio dell’Unesco e si visita a partire dalle sue chiese gotiche di Sant’Andrea e di San Michele, entrambe vissute come tappe dai pellegrini che raggiungeranno Santiago de Compostela nella Galizia spagnola, sulle orme del Cammino Francese. La prima ha un aspetto davvero maestoso e permette una bellissima vista panoramica dalla Torre Berland, la seconda è molto amata per le sue vetrate e per la cappella dedicata a San Giacomo.
Intorno alle due chiese le vie strette del quartiere medievale di Saint Eloi, pieno di Caffè e di bistrot, di cantine e di botteghe artigiane, dove si lavora ancora il ferro come ai tempi in cui Bordeaux sfidava Toledo per la fabbricazione di oggetti con questo metallo. Qua e là si entra in interessanti Musei come quello d’Aquitania e quello delle Belle Arti, capaci di raccontare rispettivamente la storia della regione, i suoi commerci con le terre lontane e la grande stagione della pittura francese. Gli stessi francesi ritengono il Museo delle Belle Arti di Bordeaux secondo solo al Louvre. Ultima tappa alla Grosse Cloche, la Porta della Grande Campana, grande esempio di monumento civile medievale e subito dopo una camminata per la Rue Saint Cathe che col suo 1,2 Km è la via dello shopping più lunga d’Europa.

La luce si ritrova sul lungofiume di Bordeaux, dove sono rimaste le case eleganti costruite dalla borghesia mercantile della città e dove tanti ex-magazzini, come a Lisbona, sono stati trasformati in luoghi per la cultura, lo sport e il divertimento. Qui si va pure per passeggiare nei giardini sulla Garonne o per percorrere la lunga pista ciclabile.
Oppure la luce atlantica di Bordeaux si ammira sui ponti, quello di pietra del 1882 come quelli più moderni. La luce, sempre lei, inonda la Piazza della Borsa, riflettendosi nei getti della sua fontana che a corrente alternata esibisce dei getti d’acqua, come il getto d’acqua del lago di Ginevra.
La visita di Bordeaux finisce o comincia proprio da queste parti, ai piedi della fontana dedicata ai tre fiumi della regione (o alle Tre Grazie per altre teorie), dove oltre al magnifico Palazzo della Borsa dove si contrattavano i prezzi del vino più pregiato e oltre al Museo delle Dogane sorgono il Gran Teatro, Palazzo Rohan e il Monumento ai Girondini, tutti volti a celebrare la gloria della città nel Settecento che fu il suo periodo di maggiore espansione. Specie il Gran Teatro è considerato un capolavoro di architettura neoclassica e con quello di Parigi e col Regio di Torino il Teatro d’Opera più bello del mondo
Anzi la visita finisce meglio ancora a tavola, o tra un filare di viti o in una cantina, a sorseggiare il vino squisito su cui noi italiani abbiamo più di una responsabilità: perché i vitigni di Bordeaux furono coltivati per primi dagli antichi romani…!
ll consiglio è quello di stappare una bottiglia di rosso accompagnandolo con una anguilla di fiume, le ostriche e il caviale se si predilige il pesce o con una entrecote con cipolle o un piatto di funghi, foie gras, anatra, salumi o tartufi se si ama di più la cucina di campagna.
Le mie bottiglie le ho scelte nel villaggio di Pomeròl, si chiamavano Chateau Petrus e Chateu Le Pin. Una delizia per il palato con le loro note di mirtillo e ciliegia. Alla salute!

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