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Isole

Le dune, il surf e i silenzi di Fuerteventura

Vento africano

Cominciamo dal vento: quello che arriva dal Sahara e che si chiama Calima porta la sabbia africana sulle dune, le coste e le valli interne di Fuerteventura. E sabbia e vento e mare creano un paesaggio lunare e affascinante, chilometri di vuoto, di orizzonti limpidi. Sparsi per l’isola trovi anche i dromedari, importati dal Marocco, che donano alla scena quel tocco in più di esotico perché dimmi se non pensi davvero all’Africa quando vedi una fila di questi resistenti animali seguire il crinale di una duna.
La sabbia del Sahara si ferma prima di tutto a El Jable, ovvero il Parco Naturale nei pressi di Corralejo, la zona nord dell’isola, dove si possono fare salti e capriole sulle altissime dune, in alcuni tratti gialle come la senape, in molti altri bianche come la farina. O gironzolare sulla gobba di un paziente dromedario. O camminare a caso per vedere quanto è grande questo spazio, come il vento lo modella, lo modifica. La luce abbaglia, le mani toccano granelli finissimi, l’impatto con Fuerteventura è da stordimento, da vertigine, da vita quasi primitiva.

El Jable dove si possono fare salti e capriole sulle altissime dune

Fuerte senza pioggia

Quella che trovi poco o per nulla invece è la pioggia perché Fuerteventura come Lanzarote è troppo piatta e non ha vere montagne per trattenere le nuvole. Le piogge scelgono la cima del vulcano Teide a Tenerife o la verde La Gomera. Il risultato è un paesaggio lunare, onirico, non a caso su certe grandi dune hanno girato scene di Star Wars. Tutto sembra spoglio, arido, selvaggio, adatto più alle capre che agli uomini, ma certe sensibilità – come le nostre per esempio – sono conquistate proprio dall’essenziale. Più un’isola si fonda sugli elementi, più ci piace.

La tribù di Corralejo

il paesino turistico dei surfisti

La vivace Corralejo è il porto per Lanzarote e il paesino turistico dei surfisti, soprattutto inglesi, che sul corso offrono i biglietti e le bevute per le loro feste solo ai loro “simili” e allora benché giovane e in forma capisci subito da come ti guardano e ti annusano che non farai mai parte della loro tribù.
Con la mia fidanzata ci siamo messi a ridere: forse i miei bermuda o gli infradito non erano quelli giusti, forse non avevo il tatuaggio di ordinanza, forse lei non era “la donna del surfista” col capello scompigliato, il pareo ad hoc, l’occhiale da sole fashion, lo sguardo sempre ammirato sulle acrobazie con la tavola o sui muscoli del compagno (infatti io non facevo né acrobazie, né avevo grandi muscoli!) ma la sera per la strada e per i locali puntualmente ci ignoravano: “turistas” era il loro commento (silenzioso) più probabile. Pazienza, ci siamo accontentati di vederli surfare sulle onde lunghe, davanti a spiagge deserte, silhouettes di corpi perfetti al tramonto, energia in volo, magari poco “inclusivi” ma sicuramente pieni di talento e di fascino.

La scoperta dell’interno

a Fuerteventura le strade sembrano portare da nessuna parte

Appena lasci il mare a Fuerteventura le strade sembrano portare da nessuna parte: un immenso altopiano deserto e una monotona striscia d’asfalto è tutto quello che si vede all’interno dell’isola. Insieme a campi di lava e di agave, vecchi mulini, fattorie ormai abbandonate, muretti che segnano inutilmente i confini dei latifondi una volta coltivati e ora tutti secchi e coperti di terra, pittoreschi cactus che a differenza delle altre piante e alberi come si sa non hanno mai sete. Sembra quasi di stare nella pancia dell’America, di vivere quelle emozioni on the road basate sul vuoto, sul niente.
Fino a che, benedetta come un’oasi, spunta Betancuria, il villaggio più bello e antico dell’isola (XV sec.), dove gli orti di pomodori resistono ancora, dove le casette bianche coi tetti di tegole si alternano alle più autentiche botteghe artigiane dell’isola e alle tascas che servono un capretto arrosto e dei formaggi eccezionali. Silenzio e armonia che danno senso all’arte e alla storia, piazzette fiorite, il campanile che rintocca, contadine con lo scialle nero che le protegge dal sole e dal vento, il saluto gentile degli abitanti, ormai abituati allo straniero perché di giorno la maggior parte di loro lavora negli alberghi sulla costa e la sera ritorna qui, tra i poderi, gli asinelli, le case in pietra, le bevute di rhum al miele nel bar preferito.
Ma a Betancuria il tempo sembra contare poco. Stesso destino per i piccoli villaggi di La Oliva e Pajara, raccolti intorno a chiese tozze e a un grappolo di case bianche.

benedetta come un’oasi, spunta Betancuria, il villaggio più bello

Jandìa infinita

La costa est di Fuerte in tutta la prima parte non fa battere il cuore: il capoluogo di Puerto del Rosario è davvero bruttino, è giusto il capoluogo amministrativo, la sede dell’aeroporto e il centro dei pochi commerci e della pesca, mentre la zona di Caleta de Fuste per noi è risultata troppo turistica. Insomma oltre a una sosta nei deliziosi ristorantini di pesce nella sonnolenta località di Pozo Negro vi conviene puntare subito a sud, perché è la che comincia la vera meraviglia dell’isola.
A sud infatti si apre la lunghissima spiaggia di Jandìa de Sotavento, una ventina di chilometri di purezza assoluta, da percorrere in moto o in jeep per fermarsi a caso sui bordi della strada e arrampicarsi sulle dune più alte, per camminare seguendo il gioco e il colore delle maree, per godersi i tramonti con una birra in mano nei chiringuitos, i chioschi di legno e paglia costruiti in faccia al grande Oceano. All’inizio di questo paradiso che si chiama Costa Calma (il vento offre più di una tregua infatti!) sorgono i complessi turistici più famosi dell’isola, ideali per passare una vacanza rilassante, sportiva e divertente.

Costa Calma dove sorgono i complessi turistici più famosi dell’isola

Molto belle le giornate vissute in libertà, da soli, a cercarsi la duna perfetta, la marea che cambia la sabbia, che invita al tuffo in mare o alla camminata sulla riva. Modelle che fanno servizi fotografici. I campioni mondiali di kite surf che si allenano tutti qui. Dromedari sparsi in cerca di turisti. Pochi ciuffi d’erba. Conchiglie. L’eco di Guerre Stellari perché tra le dune di Jandìa ambientarono le scene di Hans Solo nella sua città natale. Il sole di Jandìa, il vento di Jandìa, l’arena bianca o gialla di Jandìa, il mare cristallino, lo spazio sconfinato: bellissima.

Il sole di Jandìa, il vento di Jandìa
il mare cristallino, lo spazio sconfinato

Poco distante l’unico segno di civiltà, la piccola Marbella di Fuerteventura, Morro del Jable, il polo turistico per chi cerca locali e discoteche, sexy bar e casinò, ristoranti di tutti i tipi, residence con piscina, negozi di paccottiglia: il volto moderno, evitabile e consumista di tante coste e isole spagnole.

La costa selvaggia

né paesi, né insediamenti turistici. Solo scogliere

Doppiato il faro di Tostòn alla punta sud dell’isola ecco che Fuerteventura dopo la remota, ondosa e spettacolare baia di Cofete cambia volto: il suo lato che guarda a ovest, verso l’Oceano aperto, non ha niente, né paesi, né insediamenti turistici. Solo scogliere, mare grosso, a volte grossissimo, vento forte che tormenta i cactus che assumono forme contorte, quasi teatrali, e qualche deliziosa trattoria di pescatori persa nel paesaggio, dove andare almeno una volta in jeep, per godersi la natura incredibile di questa landa disabitata e un buon pescione cucinato sulla brace.
Le baiette del versante occidentale sono spesso di sabbia nera come quella di Ayuj, segno della natura vulcanica dell’isola. A giro dell’isola concluso, poco prima di tornare a Corralejo, ecco la stupenda laguna di Cotillo dove il mare ritorna all’improvviso dolce, la sabbia lucente e i bambini nuotano e giocano con facilità. Fino al tramonto che specie sulla spiaggia di La Concha è davvero l’ora mozzafiato.

La cosa migliore che potete fare a questo punto è di allungare la vacanza di un’altra settimana, prendere un traghetto e in venti minuti sbarcare nella magnifica Lanzarote (vedi altro articolo nel topic “Isole” de “Il Grillo viaggiante”). Ma la “forte avventura” (il suo nome significa questo, non come molti pensano “vento forte”) vissuta in questo paesaggio primordiale, in quest’isola aspra, in questo resto di vulcano sprofondato nel mare rimarrà sempre con voi.

Perché una cosa è certa: le spiagge più belle delle Canarie le avrete viste qui.

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